Restrizione calorica

Diete ipocaloriche o restrizione calorica
Mangiar meno per cercare di vivere più a lungo.

Le diete ipocaloriche o a restrizione calorica non sono da confondere assolutamente col digiuno. La filosofia di base, e soprattutto la durata, sono diverse. Si va da una pratica alimentare ad una pratica di disintossicazione (o purificazione) saltuaria.
In India ci sono persone che seguono discipline spirituali e metafisiche, con uno stile di vita staccato dal resto del mondo e che vivono oltre la media della popolazione. La dieta di questi Yogi, citata anche in documenti risalenti ad oltre 5.000 anni fa, quando le circostanze lo rendono possibile, consiste in un poco di latte con 3 mandorle.
Sempre più studi indicano che un basso apporto di calorie nell’alimentazione aumenti l’aspettativa di vita media.

Quale dieta ipo-calorica, però, tra le tante possibili, influisce sulla longevità dell’uomo? Amleto D’Amicis, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Ricerca sull’Alimentazione ha dichiarato: «…occorrerebbe tenere l’apporto di calorie al di sotto del 5-10% del fabbisogno medio giornaliero. L’obiettivo è quello di diminuire il ciclo metabolico e far lavorare meno l’organismo. Per raggiungerlo è preferibile scegliere cibi meno grassi e più ricchi di carboidrati».
I test sui topi, sui vermi e su altri animali sottoposti a regime di restrizione calorica conferma l’ipotesi di un beneficio radicale in termini di durata di vita. Uno studio sui Labrador effettuato nel 2002 ha riscontrato che una diminuzione del 25 per cento nella quantità di cibo ingerita aumenta notevolmente in questi cani la longevità media e ritarda la comparsa dei segni di patologie croniche. Studi condotti su topi mostrano che la riduzione dell’apporto di calorie nella loro dieta aumenta la loro vita del 43%. Nei topi, questa dieta abbassa la produzione di un ormone steroideo chiamato DHEA.
Anche negli umani più longevi il livello di questo ormone è basso.
Ma non è così semplice.  L’arcipelago di Okinawa, a sud-ovest dell’arcipelago giapponese, è il regno della longevità. Ci vivono moltissimi ultracentenari e gli abitanti hanno un’aspettativa di vita di molto superiore alla media (vedere alla sezione Okinawa). L’alimentazione degli isolani è ricchissima di proteine e povera di sale. «Meno sale significa prevenire l’ipertensione, responsabile dell’ictus – dice sempre D’Amicis, Inoltre, la dieta degli abitanti di Okinawa e molto prudente: è povera di grassi, ricca di fibre e di pesce crudo. La qualità delle proteine è quindi ottima». Di un parere diverso sui grassi  è Kazuhiko Taira, gerontologo ed epidemiologo: “”La cucina di Okinawa  in effetti molto sana. Ma anche molto, molto grassa”.
La restrizione calorica ( qui di seguito definita “CR” ), una tecnica di estensione delle aspettative di vita che ha dimostrato di poter funzionare assai bene su topi e altri organismi, sta diventando un’opzione sempre più popolare. Secondo le stime della Walford oltre 2500 persone attualmente partecipano almeno a uno dei due forum online CR, la Caloric Restriction Society e la mailing list CR Support Group. Gli argomenti affrontati spaziano da uno studio recente che collega il morbo di Alzheimer e i livelli di insulina agli effetti sulla salute di una “paleodieta” da uomo delle caverne, al chiedersi se è davvero così importante fare colazione la mattina, anche se non si ha fame. Le indicazioni alimentari, nel regime CR, sono moltissime. Dal momento che i CR ingeriscono pochissime calorie, ritengono anche sia necessario includere nei pasti la maggior quantità possibile di nutrienti, e soprattutto evitare i cibi ricchi d’amido o trattati. In un menù-tipo da circa 1500 calorie troveremo allora, per esempio, alimenti come il salmone, la chiara d’uovo, lo yogurt senza grassi e verdura a volontà.

Secondo i seguaci CR, l’enfasi posta dalla loro dieta sull’importanza della nutrizione e l’associazione al desiderio di ottenere una salute migliore rendono tale regime alimentare radicalmente diverso dai disordini alimentari come l’anoressia nervosa, che deriva da un fissarsi sulla propria immagine corporea. Ma a detta di Merryl Bear, direttore del National Eating Disorder Information Center canadese, molti in realtà dicono di stare a dieta per motivi di salute solo per legittimare le proprie insane manie sul cibo e sul peso. “Alcuni soggetti che soffrono di disturbi dell’alimentazione usano proprio teorie del genere per giustificare le loro ossessive preoccupazioni sul cibo e sul peso”, spiega. Altro argomento a sfavore del drastico taglio di calorie sta inoltre nella mancanza di studi a lungo termine riguardo a un effettivo legame tra restrizione calorica e aumento considerevole della longevità umana.

Aubrey de Grey, gerontologo della Cambridge University, ha recentemente scritto un saggio in cui sostiene che il regime CR in realtà non sia in grado di aggiungere più di due o tre anni di vita rispetto alla media. L’esperto si dice scettico sulle potenzialità di tale dieta per quanto concerne un incremento radicale della longevità, in parte perché non vede alcuna ragione per cui un incremento del genere dovrebbe rivelarsi vantaggioso in termini evolutivi. “Fondamentalmente, non abbiamo ricevuto sufficiente pressione evolutiva per arrivare a sviluppare la capacità di vivere 20 anni più del normale in cambio di una privazione di componenti nutrizionali”, scrive. E aggiunge che non fa alcuna obiezione a una CR moderata per motivi di salute, purché chi la pratica non si aspetti come risultato quello di vivere decine d’anni in più rispetto agli altri. Solo che benefici modesti in termini di salute non giustificano il sacrificio di sottoporsi a una dieta CR, commenta sul sito Fight Aging un utente, che scrive: “Una bella scelta: languire dalla fame per 80 + 3 anni o morire a 80 dopo essersi goduti il piacere della buona tavola?”.

Nemmeno i più accaniti sostenitori del regime CR sono in grado di stabilire con precisione quanti anni la dieta potrà aggiungere alla loro esistenza, ma la maggior parte dei membri del movimento è convinta che il potenziale aumento della longevità connesso alla dieta sia di gran lunga superiore a due o tre anni.

Per gli umani, la Walford preferisce una dieta più moderata, con una riduzione dell’apporto calorico compresa tra il 13 e il 15 per cento rispetto al livello di partenza. Il livello di partenza varia da persona a persona, e dipende dal numero di calorie necessarie a mantenere un peso stabile senza mangiare né troppo né troppo poco. Come in tutte le forme di dieta, però, ci sono anche gli estremismi. La Walford precisa di non promuovere assolutamente la “CR seria”, in cui l’apporto calorico viene ridotto di circa il 30 per cento, spesso con effetti oltremodo nocivi. “Abbiamo gente che ha passato il limite, in cui il corpo inizia a metabolizzare la propria stessa carne”, spiega. “Ma si tratta di restrizione calorica drastica. I media hanno avuto un atteggiamento sensazionalista su questa parte, così la gente spesso trascura i benefici di una CR moderata”.